Loro, sono sempre loro, i Robot, che risultano vincenti nelle prove di strategia e intelligenza come videogiochi o scacchi riuscendo a battere noi umani, riesumando tecniche anche millenarie o sperimentandone di mai esplorate in precedenza.
I Robot talvolta vengono utilizzati anche come maestri per apprendere e migliorarsi a diventare più forti.
Ma anche i Robot hanno numerosi limiti.
Un Robot potrà anche allenarsi ripetendo lo stesso gioco migliaia di volte fino a impararlo per diventare imbattibile in quel gioco ma il suo limite è che per passare da un gioco a un altro dovrà essere riprogrammato da zero.
“Essere o non essere io a decidere”. Questo è il dilemma!
Sono troppi i dispositivi a disposizione che pensano al posto nostro e che creano assuefazione, dipendenza e ci sottraggono capacità.
Ci stiamo abituando a pensare sempre meno, siamo app-dipendenti: abbiamo un’app per ogni decisione da prendere.
Oggi, attraverso le innumerevoli app che forniscono in anticipo tutte le informazioni, anche le esperienze quotidiane vengono vissute in maniera diversa.
Ecco come stanno andando le cose: qualsiasi cosa avrà senso connettere, verrà inevitabilmente connessa, a esclusione, ovviamente, del nostro cervello che sarà sempre più impigrito e sconnesso.
La tendenza va verso il “Brainternet”, ovvero l’idea di connettere direttamente il cervello al computer.
Un esempio concreto? Prima eravamo noi genitori con il nostro essere attenti e premurosi a evitare di dimenticare il figlio in auto: ora, è arrivato il seggiolino dotato di sensori anti abbandono. Da un lato, quindi, la tecnologia ci viene in soccorso, aiutandoci a sopperire alle nostre dimenticanze. D’altro canto, la sicurezza di avere qualcuno che ci aiuterà a ricordare, ci fa sforzare meno nel tenere a mente le cose importanti.
Delegheremo veramente tutte le decisioni ai Robot?
Le macchine sono realmente in grado di prendere decisioni nel senso letterale del termine?
Prendere una decisione implica un’intenzione e i robot non hanno intenzioni proprie perché privi di coscienza o interessi propri.
Di fatto, si limitano a simulare decisioni ottimizzandole sulla base degli obiettivi programmati dall’uomo. Tutto qua.
Il progresso tecnologico difetta sempre nelle risposte alle cruciali domande esistenziali, per questo non è vero progresso culturale e spirituale. Ma questo vale anche per le decisioni che prendiamo quotidianamente: possiamo delegare alcune decisioni ai robot, ma solo l’uomo è in grado di effettuare valutazioni che vadano al di là di dati oggettivi. Perché le decisioni, spesso, non si basano soltanto su informazioni razionali o dati oggettivi.
Disoccupazione tecnologica: è una possibilità reale?
Per disoccupazione tecnologica si intende una disoccupazione causata dall’utilizzo di tecnologie capaci di economizzare l’uso di manodopera e dalla nostra incapacità di trovare nuova collocazione per la manodopera in esubero.
L’introduzione dei robot per alcune mansioni riguarda diversi settori: da quello industriale, all’istruzione e al giornalismo; ma l’effetto sarà molto più sentito nelle mansioni non particolarmente creative. Tuttavia, il progresso che web e robot stanno portando non è ineluttabile e ingovernabile al punto da rendere inutile il lavoro umano: robot sostituiranno gli uomini nelle mansioni pericolose, ripetitive e routinarie mentre gli uomini dovranno alzare il proprio livello di competenze digitali e acquisire maggiore flessibilità ed elasticità sia nella vita professionale che in quella privata Le aziende avranno il compito di investire costantemente in formazione e i lavoratori dal canto loro dovranno implementare qualità come creatività, networking e propensione al problem solving se non vogliono rischiare di essere sostituiti dai robot anche nei ruoli manageriali.
Qual è quindi il giusto spirito con cui affrontare la presenza sempre più frequente dei robot nelle nostre attività quotidiane e lavorative?
Il progresso non si deve subire; il progresso si crea e se i robot ci aiuteranno a svolgere mansioni più noiose, faticose e routinarie allora ben venga il motto “uno per tutti, tutti per uno”.
Adattamento ai cambiamenti, versatilità e creatività, sono le qualità necessarie per emergere nell’epoca dell’intelligenza artificiale.
Tecnologie come l’AI, ovvero l’intelligenza artificiale, stanno pervadendo quasi tutti i settori con intensità diverse.
Amazon stesso ha dovuto fare nuovi investimenti per ottimizzare la collaborazione uomo-macchina e formare il personale per aumentarne la professionalità, delegando ai Robot solo lo svolgimento di compiti fisicamente faticosi, pericolosi e ripetitivi.
Piccolo excursus: Amazon impiega 14 dipendenti ogni 10 Mln di dollari generati contro i 47 che impiegavano in precedenza i negozi tradizionali.
Quindi se è vero che le macchine stanno rimpiazzando le persone per diverse mansioni, la potenzialità delle capacità umane non è messa in discussione e ci fa vedere il futuro lavorativo con sguardo ottimista.
Apprendimento veloce, flessibilità e apertura al cambiamento sono e saranno sempre di più le caratteristiche indispensabili per un lavoratore e la chiave per sviluppare un vero e proprio lavoro sinergico uomo-robot.
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