Uno dei fenomeni al quale stiamo assistendo in questo periodo è lo svuotamento delle grandi città del Nord a favore di quelle del Sud.
Il motivo? Come per la maggior parte dei cambiamenti in questi ultimi tempi, la pandemia da Covid-19, che ha fatto trasferire, o meglio fuggire, lavoratori e studenti nelle proprie città d’origine in modo da sfruttare lo smart working e l’e-learning da casa.
Questo fenomeno ha praticamente subito preso il nome di south working. Il motivo è abbastanza semplice e intuibile: south working = lavoro dal sud, che come vedremo ha come obiettivo quello di diventare lavoro dal sud per il sud.
Cosa comporta per il Nord
Analizzando nel dettaglio le conseguenze del south working per il Nord, il quadro non è sicuramente dei migliori: prima di tutto il letterale spopolamento di alcune aree ha comportato un danno all’economia, senza considerare ovviamente la mancanza dei turisti, altro fattore negativo ma che non riguarda strettamente il south working.
Per danno all’economia non si intende solo bar, negozi, ristoranti che hanno perso clienti fissi, ma anche tutte le varie disdette di affittuari pronti a tornare al Sud.
Inoltre, la modalità di lavoro da remoto sta piacendo, e il ritorno alla normalità non sarà completo, ci si aspetta infatti un aumento esponenziale del lavoro da casa permanente.
Per ora non si parla ancora di dispersione di dipendenti ma lo scenario futuro sembra essere questo, soprattutto perché, come vedremo in seguito, l’obiettivo a lungo termine è quello di stimolare lo sviluppo del Sud investendo in infrastrutture digitali ed evitando una fuga di cervelli come negli anni passati.
Cosa comporta per il Sud
La prospettiva per il Sud di un eventuale incremento in pianta stabile del south working sembra ottima.
Per prima cosa i “cervelli in fuga” sono tornati e possono diventare un motore economico importante. Inoltre, è nata un’organizzazione no-profit, progetto di Global Shapers Palermo Hub, che ha come obiettivo quello di studiare il fenomeno del south working per aiutare i lavoratori che vogliono lavorare da remoto.
Come già scritto in precedenza, questa organizzazione ha un obiettivo ben più ambizioso del semplice supporto ai lavoratori smart: stimolare l’economia del sud, aumentare la coesione tra le diverse regioni italiane ed europee e soprattutto creare un terreno favorevole per l’innovazione e la crescita del Sud.
Visto da questi due punti di vista separati può sembrare un netto vantaggio per il Sud e un altrettanto netto svantaggio per il Nord.
In realtà l’obiettivo concreto del south working è quello di ripopolare città e borghi e aiutare i giovani che non riescono a trovare un lavoro nel Mezzogiorno ma non possono neanche sostenere il peso di un trasferimento al Nord.
In definitiva, come per tutti i cambiamenti, potrebbero esserci delle difficoltà iniziali ma questo potrebbe essere il primo passo verso la risoluzione del problema che affligge l’Italia da anni: la disparità tra Nord e Sud almeno sotto questo punto di vista, investendo in infrastrutture digitali.
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