L’uomo primitivo
A un certo punto, gli uomini si sono stufati di inseguire gli animali per cacciarli, e di cibarsi della frutta e della verdura selvatiche che incontravano nei loro vagabondaggi.
Si sono fermati e hanno inventato l’agricoltura, l’allevamento e, già che c’erano, anche i villaggi.
Man mano che quest’idea sembrava azzeccata, hanno avuto la necessità di conservare parte del cibo per l’inverno, oppure per periodi di carestia, e di tener traccia di quanto (e dove) avevano conservato: la gestione di magazzino, fisica e burocratica.
Ci è rimasta traccia dei Sumeri, che presero ad utilizzare tavolette d’argilla per registrare, in scrittura cuneiforme, le enormi quantità di merce conservate nei loro templi.
Gli Incas, che abbiamo incontrato nell’articolo precedente, nella loro maniacale organizzazione non potevano certo tirarsi indietro: allo scopo impiegavano delle cordicelle annodate, i quipu (un esempio è riportato nella figura all’inizio di questo post, ecco soddisfatta la vostra curiosità), dove l’informazione era registrata mediante nodi, tramite la loro posizione, il numero, il colore.
Nel tardo ventesimo secolo la civiltà occidentale, dopo secoli di scartoffie, registri compilati a mano e schedari pieni di polvere, si è decisa a sostituirli con delle scatole di lamiera, che al loro interno nascondevano un mucchio di fili, pezzi di ferro e di silicio.
Restava il problema di decidere come utilizzare questi mobili, per non correre il rischio che rimanessero degli oggetti di arredamento, di design moderno e funzionale, ma di utilità perlomeno limitata. L’idea che andassero a sostituire l’argilla, i nodi e le scartoffie non era poi così male.
Vediamo come metterla in pratica.
Software per Logistica
Nel post precedente vi ho elencato l’insieme delle informazioni che vale la pena di registrare per avere sottomano una situazione esauriente del vostro magazzino.
Dato che il modo di tenere queste registrazioni è il più vario, e qui non mi voglio accontentare di una descrizione generica, farò riferimento in dettaglio al nostro prodotto (Sme.UP ERP): vi racconterò i nostri quipu, con la speranza che non vi risultino troppo annodati.
La nostra idea è stata di affidarci a qualcosa di sufficientemente compatto e potente, in grado di concentrare tutte le informazioni (che cosa, quanto, di chi, dove…), la cellula elementare di informazione logistica: il Record Elementare di Giacenza (per gli amici REG).
Il REG contiene una chiave, vale a dire un elenco di campi che lo individuano (non ci possono essere due REG con la stessa chiave).
Eccoli qua:
- il plant, l’unità operativa dell’azienda: uno stabilimento, un deposito periferico (in sostanza un numero civico);
- l’articolo, e mi sembrerebbe di offendervi se mi dilungassi su questo termine, dopo tutti i post in cui mi sono sgolato a raccontarvelo in lungo e in largo;
- l’area, un concetto nuovo, un codice che individua una porzione del plant: ad esempio l’area materie prime, l’area prodotti finiti. I più pigri potranno limitarsi a inserire una sola area, valida per tutto il plant;
- il tipo giacenza e quattro codici di oggetti. Descriviamo insieme questa parte della chiave in quanto strettamente collegata. I vari oggetti (ubicazione, cliente, fornitore, commessa, configurazione, ecc.) che servono per descrivere al meglio la situazione di magazzino (che cosa, di chi, dove) non appaiono mai contemporaneamente; ci siamo quindi resi conto che un insieme di quattro oggetti poteva essere sufficiente per comprendere tutte le situazioni. Naturalmente questi oggetti dovevano essere variabili ma noi, fanatici cultori dell’oggettizzazione dinamica (chi si trova disorientato davanti a questo termine vada subito a comperare una copia della “Ricchezza degli oggetti – Le idee” e se la impari a memoria), davanti a questa difficoltà ci veniva da ridere. È stato sufficiente introdurre un nuovo oggetto (il tipo giacenza) che conteneva, tra le sue informazioni, le quattro classi degli oggetti dello stesso REG. Ad esempio, un tipo giacenza può contenere due classi (Commessa e Lotto), che individuano i primi due oggetti del REG (gli altri due restano vuoti).
- il contenitore. Per finire, abbiamo riservato una posizione privilegiata a questo oggetto. Ci è parso prudente non affogarlo nei codici variabili del tipo giacenza. È troppo importante l’accesso diretto: dato un contenitore, voglio sapere tutto di lui, ovvero il (o i) suoi REG.
Ce l’abbiamo fatta. Abbiamo la chiave con tutte le informazioni. Ci manca di aggiungere un numero, non del tutto trascurabile: la giacenza.
Nel plant 01, l’articolo A01 è nell’area AQ, ha un tipo giacenza CUB (configurazione e ubicazione), oggetto 1 CX003 (configurazione), oggetto 2 UB0314 (ubicazione), e quantità 34,17 (per non infierire vi ho risparmiato il contenitore).
Questo è tutto. Le informazioni a livello superiore si ottengono aggregando REG omogenei. Non vi avevo preannunciato che i REG sono le cellule della situazione logistica? Per ottenere un organismo si collegano più cellule senza perdere la loro individualità, non le si frulla tutte insieme per ottenere una poltiglia.
Tenete presente che il numero 34,17 è presente solo in questo punto di tutto il sistema. Se vi accorgete che quello giusto è 34,18 basta che facciate questa correzione. Non c’è duplicazione di informazione. L’informazione, appena si duplica, si diversifica (aggiunta di Galdini alle leggi di Murphy sull’informatica).
Software per Logistica: il movimento di magazzino
Lo strumento che agisce sui REG (li fa nascere, li modifica e i fa morire) è un nuovo oggetto: il movimento di magazzino.
Il movimento di magazzino registra un aumento (carico) o una diminuzione (scarico) della giacenza di un REG.
Un suo attributo fondamentale è la causale di magazzino (mi raccomando, non casuale!) che contiene la sua natura (ingresso, uscita, prelievo, versamento, rettifica, trasferimento), l’area e il tipo giacenza che movimenta,
Il movimento di magazzino contiene inoltre la data di esecuzione, la quantità, il plant, e la serie degli oggetti potenzialmente destinati a comporre la chiave di un REG (configurazione, commessa, ubicazione, contenitore, lotto, ecc.), ed infine informazioni relative alla sua origine (ordine di acquisto, vendita, produzione, documento di trasporto).
Per collegare un movimento di magazzino ad un REG si parte dal tipo giacenza del movimento e si compone, con le informazioni del movimento, la chiave del REG. Se, ad esempio, nel tipo giacenza è impostato che la prima chiave è la commessa e la seconda l’ubicazione, si costruisce la chiave del REG con queste due informazioni (oltre a quelle comuni a tutti i REG: plant, articolo, area, tipo giacenza e contenitore), e si legge il REG corrispondente. Se è assente se ne crea uno nuovo con giacenza pari alla quantità del movimento, se è presente si aumenta o si diminuisce la sua giacenza, sempre con la quantità del movimento: se la giacenza si azzera si cancella il REG.
Tutto qui.
Per finire, ancora qualcosa.
Per spostare una quantità da un luogo all’altro all’interno del plant, si eseguono due movimenti sullo stesso articolo e quantità, con causali diverse (una di carico e una di scarico).
I movimenti, infine, possono essere registrati manualmente, oppure con un’apposita funzione automatica: il collegamento a magazzino dei documenti di uscita o di entrata che accompagnano la merce (i DDT, Documenti Di Trasporto, che hanno sostituito le antiche bolle).
Se utilizziamo soltanto i movimenti di magazzino, non facciamo logistica informatica, ma gestione di magazzino, dato che ci limitiamo a registrare, a posteriori, quanto abbiamo eseguito. Logistica “e basta” l’abbiamo fatta comunque, dato che la merce si è spostata, in base a decisioni che non transitano nel sistema informativo aziendale.
Nel prossimo articolo riprenderemo questi concetti ed inizieremo ad affrontare i temi della logistica informatica, che ha il compito di pianificare, a priori, gli spostamenti dei materiali, in base alle necessità che man mano si presentano nell’operatività quotidiana di ogni azienda.
Guido Galdini
Specialista Sme.UP ERP – smeup
Naviga per categoria:
Seleziona una categoria d’interesse dal nostro magazine