Ognuno porta l’acqua al suo mulino. Un mio antico collega, più drastico, affermava di portare tutto il mulino dalla sua parte.
Il mondo del software
Il mondo del software è di un’estensione che ci fa girare la testa solo a pensare a tutti gli argomenti che affronta: quasi giorno se ne aggiungono di nuovi, sempre più estesi e profondi, la complessità si sovrappone ad altra complessità, nuovi algoritmi (ma perché non chiamarli programmi?) invadono le nostre vite, in ambiti che solo poco tempo prima non ci saremmo minimamente aspettati.
Per tornare al mulino dell’inizio di questo articolo, tuttavia non me la sentirei di svalutare come un gioco da ragazzi la progettazione e lo sviluppo del software gestionale per le aziende commerciali, di produzione e di servizi.
Certo, non può competere con l’estensione dei sistemi operativi, o con la profondità di calcolo delle previsioni del tempo, o ancora con la robustezza richiesta dai sistemi di controllo di processi in tempo reale.
Il mondo del software gestionale
Ma il software gestionale, di suo, ha una particolarità che lo differenzia da molti altri ambiti; non può prevedere fino in fondo tutti i suoi compiti: quello che deve fare, che cosa deve modellare, e fino a che punto deve spingersi nel dettaglio.
Ha davanti a sé una realtà poliedrica, a cominciare dalla natura del prodotto fisico (panettoni, lampadine o motoriduttori) che deve trattare.
Le aziende, poi, sono organismi sfuggenti, cresciuti ciascuno a suo modo, con le proprie particolarità (vizi e genialità) di cui, in un modo o nell’altro, si deve tener conto.
Anche i prodotti software più monolitici, quelli che dicono: devi fare così e così, quello che ti propongo (o ti costringo) è il modo giusto, hanno un retroterra di impostazione tabellare da far rizzare i capelli.
Argilla e cemento
I sistemi gestionali devono essere composti da una sostanza misteriosa, insieme argilla e cemento: impedire i crolli degli improvvisati architetti, ma permettere, a chi se ne intende, di aprire nuove porte e finestre, alzare o abbattere pareti, e magari costruire qualche sgabuzzino che comunichi con l’edificio centrale.
Si tratta di agire nelle due dimensioni dell’informatica gestionale (e probabilmente di tutta l’informatica) dei dati e dei processi: aggiungere dati, modificare processi esistenti e realizzarne di nuovi.
È un equilibrio delicatissimo tra teoria e pratica, tra scorciatoie e passeggiate sul vuoto, che si impara sui libri e sul campo, e si riversa nel software. I nostri maestri sono gli uomini d’azienda, nei quali occorre trovare (e qui entrano in gioco aspetti psicologici non del tutto banali) competenza e collaborazione.
Mi rendo conto che progettisti e sviluppatori in altri campi del software potrebbero portare con forza le ragioni della loro specificità e dei loro pregi: tutti noi mugnai non la smetteremo mai di vantare la purezza e il candore della nostra farina.
Se, dopo tutta questa pubblicità, vi è venuta voglia di sapere qualche cosa di più, non c’è nessun problema: collegatevi a questo link (del blog tecnico di Sme.UP ERP) dove troverete, per sommi capi, l’elenco dei compiti svolti da un prodotto di software gestionale.
Buona lettura
Guido Galdini
Specialista Sme.UP ERP – smeup
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