Leggendo la normativa da poco approvata, vediamo che lo Smart Working (o lavoro agile) viene definito “una modalità di esecuzione del rapporto di lavoro subordinato”.
Essa inoltre si riferisce espressamente alla possibilità di “svolgimento della prestazione lavorativa, basata sulla flessibilità di orari e di sede e caratterizzata, principalmente, da una maggiore utilizzazione degli strumenti informatici e telematici, nonché dall’assenza di una postazione fissa durante i periodi di lavoro svolti anche al di fuori dei locali aziendali”.
Il lavoro agile, quindi, non è una nuova tipologia contrattuale, ma si tratta di una particolare modalità di svolgimento del proprio lavoro in cui viene mutato il luogo di esecuzione della prestazione lavorativa. Lo scopo che il legislatore intende perseguire grazie allo smart working è quello di incrementare la competitività delle aziende e facilitare la conciliazione dei tempi di vita e di lavoro.
Smart Working: un cambiamento culturale
Il lavoro agile presuppone un profondo cambiamento culturale, necessita di rivedere il modello organizzativo dell’azienda (pubblica o privata) e ripensare alle modalità che caratterizzano il lavoro anche come organizzazione degli spazi in virtù di principi come: flessibilità, virtualizzazione, collaborazione tra le persone.
Lavoro agile: come funziona?
Come detto appena sopra, lo Smart Working per essere implementato necessita di una trasformazione culturale, poichè è un nuovo approccio al nostro modo di lavorare e collaborare all’interno di un’organizzazione.
Alla base ci sono tre elementi:
- il cambiamento del rapporto tra datore di lavoro e dipendente; rivedere la leadership implica che si passi dal controllo alla fiducia;
- la tecnologia diventa il perno di questa modalità di lavoro; essa deve essere collaborativa e in grado di agevolare al meglio il lavoro che si svolgeva prima sul luogo di lavoro;
- la riorganizzazione degli spazi di lavoro, adesso più fluidi e meno rigidi.
Lo Smart Working fa sì che al centro non ci sia più l’ufficio, la sua routine, l’azienda, ma la persona. L’obiettivo diventa quindi quello di far convergere obiettivi personali, professionali e aziendali in modo da garantire una maggiore produttività aziendale.
Le parole chiave sono quindi: responsabilità (del singolo dipendente), proprietà (ognuno del proprio lavoro), consapevolezza (che ci sono obiettivi da raggiungere), lavoro autonomo e in team, rispetto dei tempi.
Smart Working: conciliazione dei tempi di vita e di lavoro
Quanto detto sopra implica che si debba necessariamente ripensare a come è organizzata l’azienda nel suo complesso, allo scopo di valorizzare il singolo lavoratore. Aumentare la dedizione dei dipendenti al raggiungimento degli obiettivi aziendali e assicurare loro di poter coniugare vita professionale e personale (worklife balance) sono gli obiettivi ultimi dello smart working.
Lavorare in spazi più “vivibili”, poter lavorare al di fuori dell’ufficio, avere a disposizione device portatili, tecnologie e software collaborativi, snellire e adattare i processi sono tutti vantaggi per cui i dipendenti vi ringrazieranno.
Dipendenti meno stressati, più organizzati, capaci di conciliare meglio tutti gli aspetti della propria vita sono lavoratori più felici e…più produttivi!
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