È strano ma dobbiamo ammettere che l’emergenza che abbiamo dovuto affrontare ci ha messo davanti a numerosi ostacoli, alcuni invalicabili a causa del mancato investimento da parte dello Stato in innovazione.
Uno di questi ostacoli riguarda sicuramente le infrastrutture digitali che avrebbero permesso a tutti di usufruire del lavoro da remoto.
Esistono infatti ancora molte zone del Paese che non possono usufruire di una connessione veloce ed è abbastanza inutile discutere in questo momento se sia meglio un operatore piuttosto che un altro, il vero problema sta nel fatto che molte località non sono ancora raggiunte dalla connessione veloce.
Perché non tutti sono raggiunti da una connessione veloce?
La responsabilità per questa forte mancanza non è solo di un soggetto come si potrebbe pensare, infatti, esiste una responsabilità sia da parte dell’offerta che da parte della domanda.
Sì, esatto, anche la domanda, quindi privati e imprese, hanno contribuito a questa arretratezza tecnologica. Innanzitutto non c’erano molte possibilità di investimento e le imprese non hanno ritenuto la digitalizzazione tra le priorità: di conseguenza, i fornitori di una connessione veloce in zone poco interessate e poco convenienti (zone bianche), hanno deciso di non investire in queste aree lasciandole arretrate.
La situazione attuale delle imprese
In molti si sono ritrovati a compiere una trasformazione immediata del proprio modo di lavorare, passando dal lavoro completamente in ufficio a quello che pensano essere smart working; il vero problema è che con estrema cautela si sta tornando alla normalità con il rischio di dimenticare l’importanza di una buona rete di infrastrutture digitali e di farsi trovare, così, impreparati in caso di eventi simili in futuro.
L’esperienza che abbiamo vissuto in questo periodo va trasformata in insegnamento dal punto di vista dell’organizzazione aziendale, è una grande opportunità per investire in infrastrutture digitali che permettano di lavorare da remoto anche dopo il post-lockdown quando tutto sarà finito.
5G, Fibra Ottica e aree bianche
Prima di spiegare cosa sono e perché stanno rappresentando il futuro della connessione veloce bisogna specificare che la fibra ottica serve come backhaul per la Rete 5G, di conseguenza non è vero che le due infrastrutture sono in competizione tra loro bensì servono l’una all’altra.
Detto questo molte zone industriali non sono ancora raggiunte da una buona rete, questo perché sono considerate un mercato senza possibilità di profitto, sono le cosiddette zone bianche già citate in precedenza.
Il primo passo in avanti durante il periodo post-lockdown deve essere l’investimento in queste aree, se non dai privati almeno da parte dello Stato, anche perché solitamente la situazione che si presenta è questa:
- Zone nere: esiste più di un operatore che offre servizi di connessione veloce e ha già investito su infrastrutture adatte
- Zone grigie: esiste un solo operatore
- Zone bianche: i privati non sono intenzionati a investire
In generale il livello di velocità obiettivo sarebbe quello dei 100 Mbps, che per le imprese che lavorano da remoto si traduce in: videochiamare fluide, download e upload documenti efficiente.
Attualmente l’investimento in aree bianche ha portato ad altrettanti investimenti ed ha acceso una “gara” tra i diversi operatori per non perdere clienti e contemporaneamente ampliare la propria offerta.
Questa reazione a catena sta portando solo vantaggi in quanto questa sana concorrenza sta accelerando il processo di aggiornamento e nello stesso tempo sta offrendo un servizio efficiente al cliente finale anche in termini di costo.
Per essere ancora più chiari ecco qualche vantaggio della fibra ottica:
- Tramite i cavi di fibra ottica vengono trasportate molte più informazioni in un tempo minore rispetto al passato (in sostanza è più veloce ed efficiente)
- L’efficacia della connessione non varia al variare della distanza, rimane sempre efficiente e non si avranno perdite di connessione
- Fare videochiamate sarà una passeggiata, i collegamenti sono perfetti sia video che audio
In conclusione…
Il decreto Cura Italia, tra le altre cose, sta incentivando la creazione di infrastrutture digitali, infatti, grazie a questo decreto i fornitori sono stati messi nelle condizioni migliori possibili per ampliare e aggiornare le infrastrutture con l’obiettivo di accelerare i lavori nei cantieri già esistenti e soprattutto aprirne di nuovi.
In generale è importante in questo momento fare tesoro dell’esperienza vissuta durante il lockdown (smart working macchinoso, videochiamate disastrose, ecc…) per renderci conto della situazione e capire dove e come investire ma non solo, affinché l’investimento in infrastrutture digitali frutti al meglio è necessario intervenire anche sulla formazione informatica per poter sfruttare al meglio i benefici di una connessione veloce.
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