La velocità è sempre stata una caratteristica importante come metro di valutazione nella gestione dei processi, soprattutto quando questa non mette in secondo piano l’efficacia e la correttezza. Basti pensare ad alcuni processi a cui siamo abituati quotidianamente, come lo shopping on-line, dove spesso, nel giro di 24 ore, si svolge l’intero processo di proposizione, acquisto/vendita, fatturazione e consegna.
Per quanto gestiti in gran parte da automazioni, i processi di questo tipo sono il risultato ultimo di grandi cambiamenti e sforzi nel gestire correttamente e velocemente le informazioni, ovvero sono la diretta conseguenza dell’introduzione di innovazione.
L’innovazione, nel senso di introduzione di cambiamenti e novità, è una caratteristica che accomuna tutte le aziende moderne che si vedono obbligate ad inserire questa caratteristica in tutti i processi di business per poter stare al passo con un mercato sempre più veloce e imprevedibile.
Persone e infrastrutture IT sono quindi spesso i principali attori e protagonisti di questi cambiamenti e l’errore più comune è quello di considerare bloccante la reattività ai cambiamenti delle persone, quando spesso le problematiche vanno ricercate in altri fattori.
Mai come in questo periodo abbiamo avuto la dimostrazione come tutti i collaboratori si siano adattati in maniera esemplare e repentina alle nuove metodologie di lavoro al di fuori del normale contesto a cui erano abituati da anni.
Questo aspetto ha quindi confutato la tesi che l’innovazione fosse sovente rallentata dalla mancanza di volontà delle persone ad introdurre novità e cambiamenti, spingendo dunque a ricercare le reali cause altrove. Mancanza di formazione, coinvolgimento e motivazione sono da considerarsi i primi errori che le aziende compiono spesso in maniera inconsapevole durante le attività di revisione dei processi per renderli più agili e snelli e spesso anche una non corretta politica di digital transformation sbilancia le attenzioni troppo sulle tecnologie e non sulle risorse.
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